Formalmente, il rischio complessivo di un portafoglio è misurato dalla deviazione standard dei suoi rendimenti attesi. Questa deviazione standard incorpora sia la componente di rischio sistematico, correlata al mercato nel suo complesso e quindi non eliminabile tramite diversificazione, sia la componente di rischio specifico, legata a fattori idiosincratici dell’asset e potenzialmente riducibile attraverso una diversificazione appropriata del portafoglio. Un’elevata deviazione standard indica un’elevata incertezza sui rendimenti futuri, suggerendo un rischio complessivo maggiore.
La comprensione del rischio complessivo è fondamentale per la gestione del portafoglio. Gli investitori utilizzano questa misura per valutare il trade-off tra rischio e rendimento. Ad esempio, consideriamo due portafogli: A con una deviazione standard del 10% e un rendimento atteso del 12%, e B con una deviazione standard del 5% e un rendimento atteso del 7%. Un investitore avverso al rischio potrebbe preferire il portafoglio B nonostante il rendimento inferiore, a causa del suo rischio complessivo significativamente più basso. La scelta ottimale dipende dalla propensione al rischio individuale e dall’orizzonte temporale d’investimento.
Nella pratica, il rischio complessivo viene utilizzato in diverse applicazioni. I gestori di portafoglio lo utilizzano per costruire portafogli ottimali, bilanciando rischio e rendimento in base alle esigenze del cliente. Gli analisti finanziari lo impiegano per valutare la performance di un asset o di un fondo rispetto ai suoi benchmark, considerando la volatilità complessiva. Inoltre, il rischio complessivo è un input chiave nei modelli di pricing degli asset, come il Capital Asset Pricing Model (CAPM), che lega il rendimento atteso di un asset al suo rischio sistematico (beta) e al rischio complessivo del mercato.
Nonostante la sua utilità, il rischio complessivo presenta dei limiti. Innanzitutto, si basa su dati storici e potrebbe non riflettere accuratamente il rischio futuro. Inoltre, la deviazione standard assume una distribuzione normale dei rendimenti, ipotesi che potrebbe non essere sempre valida, soprattutto in presenza di eventi estremi o asimmetrie nella distribuzione. Infine, la misura non considera altri aspetti del rischio, come il rischio di credito o il rischio operativo, che potrebbero essere altrettanto importanti per una valutazione completa del rischio complessivo di un investimento.
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